Il processo creativo_3° parte
di Isabella Tholozan
Nei due interventi precedenti abbiamo compreso come gli aspetti cognitivi e le psicodinamiche siano alla base dei meccanismi che inducono alla creatività, artistica e non solo.
Abbiamo capito che essere creativi significa riuscire a mettere in atto un processo che coinvolge fattori diversi e che il riuscirci dipende principalmente dalla volontà e dall’impegno, a dimostrazione che “creativi” si diventa.
Nell’approfondire le dinamiche psichiche siamo riusciti a comprendere che il “fantasticare” è il carburante con il quale il nostro cervello sviluppa “creatività” e che gli archetipi, innati e immutabili, sono il linguaggio, attraverso il quale l’inconscio collettivo si esprime.
Ma quali sono le caratteristiche che identificano la persona creativa?
Il profilo psicologico:
Quando la scienza ha smesso di relegare la figura dell’artista ai soli campi accademici, si è compreso che la persona maggiormente creativa è quella curiosa, aperta verso le novità e propensa al gioco, mal disposta verso la fissità di pensiero e le posizioni nette e definite.
L’attività immaginativa avverrebbe prevalentemente in uno stato di riservata solitudine, una sorta d’impegnato distacco comunque aperto alla condivisione; dall’osservazione e lo studio dei diversi profili è stato possibile individuare come cardine della manifestazione e modulazione del processo creativo il tratto bipolare introversione-estroversione e riservatezza del carattere.
Volendo elencare alcune delle peculiarità caratteriali dei creativi, è possibile dire che essi appaiono emozionalmente instabili, ricchi di sentimenti e affetti, autocritici, scarsamente inibiti, tendenzialmente introversi e con scarsi interessi alla relazione interpersonale. Presentano una sensibilità definita femminile, non si soddisfano facilmente, sono anticonformisti, versatili, dominanti e tendono a esprimersi senza aver paura dei giudizi altrui, più spontanei ed espressivi della media sono meno controllati e inibiti nel comportamento.
Caratterizzato da un’espressività simile a quella di tutti i bambini felici e sicuri, nell’adulto, la creatività, diventa realizzazione di sé, senza paure, con curiosità verso un coinvolgimento che porta ad affrontare le cose ignote e incerte, allo scopo di comprendere.
Capacità del soggetto creativo è di riuscire a unire gli opposti, facendone unica cosa e questo succede a tutti, all’artista come al medico, al filosofo o all’inventore; personalità mature, capaci di mantenere vivo il loro intimo aspetto infantile, di concentrarsi sui problemi e allo stesso modo di trascendere la propria coscienza.
Tutte queste capacità e possibilità, consce e inconsce, fanno sì che i creativi riescano a farsi trasportare dalle emozioni, senza inibirle, in un moto di approvazione; contrariamente a quanto succede all’uomo medio, oppure anche al nevrotico, l’autorealizzazione del creativo avviene in maniera più naturale e con uno spreco di energie minore.
L’adattabilità dell’uomo alla realtà, ignorando la sua parte profonda, protegge dai conflitti interiori ma, esclude se stesso da tutte le “potenzialità” espressive, lasciando libero accesso alle ossessioni:
“Nel genio creativo, l’Io psichico si estende su un territorio psichico molto più ampio di quanto non avvenga nel caso della gente comune… i processi creativi che sono fenomeni integratori, possono svolgersi inconsciamente solo quando sono investiti dal senso dell’Io nella sua globalità... il genio non sente necessariamente di essere stato egli stesso (il suo IO)a produrre la creazione che è apparsa alla sua mente ... Ma non appena la produzione psichica desiderata entra nel preconscio… l’individuo sperimenta una sensazione di fiducia e di sollievo già prima di cercare di esprimere questa produzione consciamente” (Weiss, 1960).
Il cervello della persona creativa:
Gli studi scientifici, volti a individuare le basi biologiche della creatività, confermano che a essa partecipa la globalità del cervello il quale associa i diversi emisferi in un lavorio che può variare d’intensità secondo i modi espressivi; una sorta di dialogo sinergico, attuato allo scopo di rielaborare le diverse e opposte tipologie di pensiero, produttivo/riproduttivo, convergente/divergente. Anche in questa fase del processo creativo è appurato che le operazioni mentali dei soggetti creativi seguono gli stessi processi di chi non lo è, applicati però in maniera più flessibile ed efficiente.
Dimensione individuale e collettiva della creatività:
Distaccato dalla realtà, per l’artista la creatività si sviluppa in una dimensione ideale fatta di momenti di solitudine popolata di fantasia, immaginazione, ispirazione, attraverso cui riesce a dar sfogo al proprio mondo poetico in una condizione di isolamento nel quale è possibile elevarsi nel tentativo di trovare verità altre.
Un gesto creativo d’amore, un travaglio interiore che fa sì che l’artista, attraverso la sua opera, unisca idealmente il Sé al mondo e, quindi, agli altri.
Parlando invece di atto creativo che comprenda anche altri campi, come quello scientifico, è necessario dare rilievo anche all’ambiente nel quale la mente creativa si muove e attinge per poi ricostruire, innovare o anche rivoluzionare.
Si è quindi giunti alla conclusione che la creatività si sviluppa dall’interazione di tre fattori fondamentali: il talento individuale, l’ambiente, sia nella dimensione del sostegno e dell’incoraggiamento affettivo, sia in quella lavorativa, che giudica la qualità degli individui e dei prodotti e il campo o la disciplina in cui la persona lavora.
Volendo quindi riassumere si può dire che la persona creativa è quella che opera in un campo specifico, che, per un insieme di fattori, il suo talento cresce e si sviluppa operando in un ambiente culturale che accetta le sue soluzioni: “Non esiste nulla che sia, o non sia, creativo in sé e per sé, la creatività è un giudizio per sua natura sociale e culturale” (Gardner, 1994).
Climi che favoriscono la creatività
Analizzando l’utilità e l’importanza che ricoprono il clima all’interno del quale la persona sviluppa la propria creatività, è emerso che la stessa trova giovamento da relazioni e stili educativi orientati alla fiducia, all’autonomia di pensiero, di cambiamento e di tolleranza verso le diversità.
Facilitare le attitudini e le abilità del bambino, in ambito famigliare e scolastico, porta a una crescita delle facoltà creative, che beneficiano di un approccio educativo non meccanico ma, bensì, stimolante e divergente dove, rapporti tolleranti e di rispetto dell’autonomia infantile e adolescenziale, agevolano la libertà d’espressione di manifestare interessi intellettuali, dando libera espressione alla fantasia e al sogno ad occhi aperti.
Concludo questo mio terzo e ultimo intervento segnalandovi, se desiderate indagare più a fondo, il testo che mi ha aiutato in questo mio approfondimento e la grande bibliografia che l’autore cita a fine opera: Nicola Zavanella, “Viaggio nel processo creativo artistico – Una prospettiva psicologica di fusione bipolare”, YoucanprintSelf Publishing, - solo on-line.