L’insostenibile involucro del tempo 2015

Questo progetto fotografico nasce da un percorso di arte terapia curato da Silva Masini ed ha avuto come tema “addomesticare il Mostro”. Durante l’attività è stato esplorato lo scomodo bagaglio emotivo di ognuno di noi. In parallelo al percorso terapeutico si è voluto indagare e approfondire la ricerca da un punto di vista personale con l’utilizzo dello strumento fotografico. Le foto presentate sono state selezionate dal lavoro di ogni partecipante e sono composte di tre scatti in digitale e una testimonianza finale con scatola stenopeica.

L’idea che ha mosso la ricerca è stata quella di esprimersi attraverso il proprio corpo “cieco”, senza vedersi ma lavorando invece sul “sentirsi” dentro il proprio “Mostro”, rappresentando difficoltà, emozioni e possibili trasformazioni. Durante il lavoro individuale di rappresentazione le partecipanti scattavano fotografie per offrire in un secondo tempo alla “protagonista” immagini di sé percepite da occhi esterni. La tappa centrale è stata quella di ritrovarsi, condividendo tutti gli scatti del proprio lavoro, un impegnativo momento di confronto e scelta delle immagini per ognuna più significative. Tre sono state le foto scelte per la narrazione del proprio vissuto; a quel punto ogni “protagonista” ha progettato uno scatto con la scatola stenopeica autoprodotta; strumento di fatto cieco, privo di lente, dotato solo di un foro del diametro di mm. 0,03 che non consente l’inquadratura precisa del soggetto ma, solo, un’approssimativa posa.

Le metafisiche immagini racchiudono in se stesse non solo la luce ma anche l’impercettibile respiro del tempo sulle cose.

Le cinque immagini stenopeiche, inserite come in un gioco di scatole cinesi, potrebbero in realtà vivere di vita propria; le inevitabili imperfezioni, le deformazioni e l’estrema profondità di campo, amplificano la volontà di ricerca, forti della necessità di ognuna di comunicare quel processo di autocoscienza e di esplorazione del sé che le immagini hanno catturato.

 

Il gruppo

Il gruppo è composto da Silva Masini, Elide Menegatti, Carmela Pistidda, Daniela Spaggiari e Isabella Tholozan, ognuna ha competenze artistiche e professionali, ma anche una maturità legata alla propria ricerca interiore. Cinque brevi storie si sviluppano, una dopo l’altra, a raccontarci che i sogni ci contraddistinguono ma i lacci educativi e sociali ci rendono cieche vittime di status che umiliano e costringono a rinunciare, spesso, a quello che in realtà siamo. Da qui inizia la ricerca, attraverso l’uso di segni, di maschere, della propria personale identità, non necessariamente libera dal compromesso ma, consapevolmente più leggera e meno inquieta. La piena maturità femminile raccoglie in essa la ricerca d’inespressi desideri, e affida a rituali atavici ciò che inconsciamente sappiamo risolversi solo attraverso la nostra volontà. Il “tempo” trascorre, ci schiaccia con il suo peso insolubile; niente riesce ad evitare la sua volontà di sopraffazione. Non solo biologico, il suo orologio ci insegue, a ricordarci quanto rimane del nostro tragitto. Trovare la forza per vincere questa continua tensione, fermarsi nell’immobilità di un gesto impercettibile, allo scopo di comprendere. E se il buio cronologico spegne le nostre emozioni, portandosi via quello che abbiamo desiderato e amato, troveremo forza per una rabbiosa reazione di riscatto, consapevoli della luce che, quieta, risplende dentro di noi.

 

Metodologie utilizzate

Il lavoro terapeutico è stato supervisionato da Silva Masini, Gestalt counselor e Arteterapeuta, formata in FotoTerapia con il metodo J.Weiser. La ricerca fotografica, in particolare l’uso della scatola stenopeica è stata coordinata e facilitata da Isabella Tholozan, fotografa, collabora con l’Associazione di promozione fotografica Carpe Diem di Sestri Levante e con la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF).

 

 

 

 

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