art/Tapes/22 - con l’occhio del fotografo
di Isabella Tholozan
Che cos’è la videoarte?
La videoarte è tutto quello che gli artisti fanno con il video, o più precisamente tutte le immagini sonore in movimento prodotte dagli artisti.
Come si fruisce un’opera video?
Di solito gli artisti, insieme ad essa, forniscono anche le istruzioni per la fruizione.
La videoarte ha un mercato?
Collezionisti e musei acquistano anche opere video. Dalla fine degli anni ‘90 non c’è stata biennale o museo importante che non abbia messo in mostra opere video straordinarie.
A leggere queste domande si comprende quanto poco si conosca della video arte che in Italia, a oltre cinquant’anni dalla nascita, non è ancora riuscita ad imporsi come un vero e proprio genere artistico seguito dal grande pubblico, senza riuscire a ricevere le dovute attenzioni dalla critica e dalle istituzioni, scuola compresa.
Eppure se voleste come me approfondire questa importante corrente dell’arte, scoprireste anche dei legami fortissimi avuti con il nostro paese, fin dalle origini, attraverso le sperimentazioni di tanti artisti i quali hanno contribuito al suo sviluppo, rendendola, a tutti gli effetti, patrimonio culturale.
Non potendo in questa occasione proporvi l’intera evoluzione di questo linguaggio artistico, dagli esordi ad oggi, vi propongo uno spaccato di pochi anni durante i quali un gruppo di artisti, alcuni dei quali divenuti negli anni esponenti di spicco dell’arte contemporanea, hanno condiviso l’esperienza della videoarte proprio qui, in Italia, grazie all’intuizione della gallerista Maria Gloria Bicocchi che, nei primi anni ’70, diede vita ad una nuova attività nel mondo dell’arte d’avanguardia.
Fu così che nel centro di Firenze, in Via Ricasoli 22, germinò il progetto art/tapes/22 il quale divenne in breve tempo uno dei maggiori centri di produzione e distribuzione di video arte; in esso approderanno artisti da tutto il mondo per produrre i loro video, condividendo un’esperienza inusuale, vissuta in grande libertà e con tante storie di amicizia, fra lo studio di Via Ricasoli e le altre case di proprietà che i coniugi Bicocchi misero a disposizione degli artisti, tra Follonica e Volterra.
Nel 1973 le prime produzioni di videotape dell’artista Fluxus Giuseppe Chiari e poi, Vincenzo Agnetti, Jannis Kounellis, Vito Acconci. Il 1974 sarà l’anno della grande mostra realizzata con David A. Ross, curatore del Long Beach Museum of the Arts, intitolata “American in Florence, Europeans in Florence, che toccherà contemporaneamente Parigi, Bruxelles, Los Angeles ed altri musei del mondo.
Tra gli artisti partecipanti: Vito Acconci, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Giuseppe Chiari, Joan Baldassari, Joseph Beuys, Daniel Buren, Frank Gillette, Joan Jonas, Allan Kaprow, Alvin Lucier, Urs Luthi, Jean Otth, Charlemagne Palestine, Alberto Pirelli e Bill Viola, quest’ultimo, arrivato ad art/tapes/22 nel 1974 come direttore tecnico.
Nam Jine Paik, maestro indiscusso della video arte, artista Fluxus, atteso con trepidazione da Viola, realizzò nel gruppo il suo progetto, dattiloscritto in tempo reale sulla sua macchina Olivetti, che proponeva la videoregistrazione di tre telecamere Sony mentre riprendono la propria distruzione attraverso un incidente. L’idea, seppur interessante, divenne uno dei pochi progetti irrealizzabili a causa del costo elevato.
Anche Marina Abramovic produsse per art/tapes/22: Art Must be beautiful, artist must be beautiful, del 1975.
Nonostante il successo internazionale e le innumerevoli richieste di produzione, la situazione economica sempre più difficile minerà in maniera irreparabile il progetto; non avendo nessun aiuto né privato né istituzionale, alla fine del 1977, art/tapes/22 chiuderà definitivamente. Tutto il suo archivio verrà inglobato dall’ASAC, Archivio delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia e a Maria Gloria Bicocchi verrà affidata la promozione e la divulgazione della video arte.
Il fotografo Gianni Melotti inizierà fin dal 1974 a lavorare come professionista presso la casa di videoproduzione, documentando la ricerca dei numerosi artisti internazionali che frequentarono in quegli anni. Grazie al suo archivio è stato così possibile conservare tutto il materiale fotografico originale (backstage e still-frame), tra pellicola negativa, diapositiva e digitale. Le immagini che trovate pubblicate arrivano proprio dal suo archivio, per gentile concessione.
art/tapes/22 nacque dunque dalla volontà dei coniugi Bicocchi, i quali vollero in quel particolare periodo storico, sperimentare un nuovo modo di lavorare con gli artisti e non per loro, come normalmente accadeva ai galleristi. Questa metodologia indipendente ha permesso un’esclusiva produzione di video-arte, concedendo agli artisti libertà fisica e di pensiero oltreché ad una fondamentale crescita artistica.
Dice Maria Gloria Bicocchi: “Aver avuto Bill Viola, come direttore tecnico, oggi uno dei più grandi artisti del mondo, è una soddisfazione immensa, sono orgogliosa di aver avuto la sua collaborazione e soprattutto il suo affetto e amicizia; è sempre stato estremamente attento al mondo dell’arte ed entusiasta di vivere a Firenze, dentro il Rinascimento, inoltre lui sostiene che mai in nessun altro posto del mondo come in art/tapes/22 avrebbe potuto lavorare con la semplicità e la complicità di tanti artisti importanti, in un tu per tu creativo e pervaso da grande amicizia e collaborazione.”
Nel gruppo, più che di sperimentare attraverso l’uso della nuova tecnologia, si sosteneva la performance registrata, concedendo spazio all’artista che, così facendo, si metteva in gioco di fronte alle telecamere, nel tentativo di mantenere un’assoluta continuità con la storia ed il personale processo creativo. Ogni partecipante, come precisato da Maria Gloria Bicocchi, era all’epoca più artista che video artista: “Penso assolutamente che anche Bill Viola tutt’ora sia un grande artista e non debba essere preconcettualmente solo un video artista, il mezzo è importante ma non identifica il risultato, l’emozione di quello che alla fine è un’opera d’arte e basta.”
In questa atmosfera di collaborazione nascevano i video girati dagli artisti che, successivamente, venivano montati con l’aiuto dei tecnici, consentendo così la nascita di lavori che alla fine risultavano frutto di più mani.
Per altri, come ad esempio Jannis Kounellis, l’opera viveva per tutto il tempo della registrazione su nastro, senza mai operare alcun intervento in post produzione, come in una performance in tempo reale.
Paragonabile alle attuali residenze di artista, art/tapes/22 si differenzia per l’aspetto amicale e di empatia creativa che i coniugi Bicocchi riuscirono ad instaurare e a mantenere all’interno del gruppo. L’amicizia era il collante che ha permesso, per gli anni di attività, una produzione così importante anche sotto l’aspetto sociale e politico, considerata l’epoca tragica degli anni di piombo. L’arte che si produceva non era quindi slegata dal messaggio politico che si voleva dare a risposta del terrorismo, in una visione di socializzazione e di sperimentazione indivisibile dall’ideologia.
Bibliografia:
art/tapes/22 Video Tape Production di Gianni Melotti – ed. Giunti
art/tapes/22 Le origini della videoarte ed. SilvanaEditoriale
La videoarte italiana di Maurizio Marco Tozzi – ed. Danilo Montanari Editore
Pubblicato su FOTOIT numero di marzo 2020.