Coller, ovvero l’Arte del Collage
di Isabella Tholozan
Tutti noi abbiamo ricordi remoti del collage, ricordi legati all’infanzia ed ai primi tentativi creativi che le carte colorate, quelle più evolute erano retro incollate, ci permettevano, consentendo alla nostra fantasia di spaziare, andando oltre il reale, in un mondo ludico e immateriale. Nella storia dell’Arte studiata a scuola e all’università i primi esperimenti con la tecnica del collage vengono fatti risalire al secondo decennio del Novecento ed in particolare a due grandi artisti: Pablo Picasso e George Braque. Eppure la genesi del collage, termine che deriva dal francese coller, incollare appunto, ha origini lontane. Sono stati infatti i cinesi i primi ad utilizzarlo; grazie all’invenzione della carta, fino al X secolo, sempre in Oriente, il collage ebbe un uso raro, scelto prevalentemente dai calligrafi che usavano incollare le proprie poesie su superfici polimorfe. Intorno al XIII secolo il collage raggiunge l’Europa; usato come tecnica artistica, arricchito dalla foglia d’oro e successivamente, intorno al XV e XVI secolo, trova spazio all’interno delle cattedrali gotiche, nelle icone, nelle immagini sacre e negli stemmi nobiliari. Fu l’ottocento vittoriano a sdoganare la tecnica del collage dall’uso aristocratico e religioso, per farlo approdare nelle famiglie agiate dove le donne ne portarono avanti la creazione in quelle che in seguito vennero chiamate carte de visite; piccoli biglietti da visita anche fotografici, rappresentanti i ritratti di famiglia o delle attività commerciali, antesignani esperimenti pubblicitari volti a promuovere le attività gestite dalla famiglia. Complice l’uso più comune della stampa, queste creazioni divennero alla portata di tutti trasformandosi così in hobby ed in passione per collezionisti che amavano raccogliere questi biglietti in album, dove ritagliati, colorati e mischiati ad altri materiali si trasformavano in raccolte preziose e fantasiose da mostrare agli ospiti. Nel 2010 alcuni di questi lavori, salvati dall’incuria del tempo e giustamente conservati, sono stati raccolti dalla Curatrice dell’Art Institute of Chicago, Elisabette Siegel, in un libro Playng with pictures: the art of victorian photocollage. A questi cimeli, alcuni pregevoli e di elevato contenuto artistico ed intellettuale, è stata dedicata un’importante esposizione al Metropolitan Museum di New York. Generalmente però la tecnica del collage fu, probabilmente a torto, poco considerata, senza vedere quello che in realtà diventò nell’arte del Novecento ed in particolare nell’Arts and Craft Movement e in quella che fu definita in seguito arte applicata. All’epoca la tecnica vide l’utilizzo di vari materiali, differenti anche per connotazione, diventando per gli artisti impegnati una forma di sperimentazione molto emancipata e coraggiosa. Furono i grandi nome dell’arte del novecento i paladini dell’arte del collage: i già citati Braque e Picasso, i Futuristi, Dada, Bauhaus, i Costruttivisti e le Avanguardie Russe, Max Ernst e Hannah Hoch antesignana del femminismo e tra le rare donne all’interno del movimento DADA. Quest’ultima, con George Grosz, John Heartfield e Raoul Hausmann, introdussero per primi la fotografia nelle proprie creazioni. Roelof Paul Citroen accrebbe l’utilizzo del collage fotografico creando opere straordinarie per impatto visivo e di significato, tanto da definire la fotografia come arma non soltanto creativa. A tal proposito George Grosz dirà: Quando John Heartfield ed io inventammo il fotomontaggio, nel mio studio, alle cinque di una mattinata di maggio del 1916, nessuno dei due aveva idea delle sue enormi potenzialità, né della strada spinosa ma piena di successi che ci avrebbe aspettato. Come spesso succede eravamo inciampati in un filone d’oro senza nemmeno accorgercene. A favore delle potenzialità artistiche del collage si espresse anche il drammaturgo Bertolt Brecht che nel 1949 dichiarò che attraverso questa nuova forma d’arte si esercita una critica sociale, fermamente dalla parte della classe operaia, avverso le forze della Repubblica di Weimar che portavano alla guerra. Rispetto al collage normalmente utilizzato dai tanti artisti appartenenti a gran parte delle correnti del ‘900, il foto-collage diventa un ramo a sé stante in quanto coinvolge nel proprio processo creativo l’uso esclusivo della fotografia, divenendo una specifica della tecnica, del linguaggio, con una peculiare grammatica che non potrà distaccarsi dall’uso dell’immagine fotografica. Ma il mondo dell’arte fece di più, utilizzò il collage in tanti modi, accostando nelle modalità creative materiali differenti, anche tridimensionali, i nomi, anche in questa epoca, sono tantissimi: Alberto Burri, Antoni Tàpies, Emilio Vedova, Mimmo Rotella e poi varie correnti: Surrealisti, Neodada, Nouveau Realisme, Pop Art e tanti, tantissimi altri, fino ai contemporanei che, spesso, abbandonano nelle loro costruzioni forbici e taglierini per il più attuale e poliedrico Photoshop. Alcuni nomi noti: Eduardo Recife, Joe Webb e Laurindo Feliciano. Negli anni, fino ad oggi, l’uso della carta in campo artistico ha consolidato l’importanza ed il valore del collage, divenuto per metonimia sia tecnica che oggetto, consentendo la creazione di nuove immagini attraverso l’uso di frammenti che nuovi non sono ma che in realtà hanno attraversato un tempo ed un’umanità. Forse per questo l’arte del collage è tornata negli ultimi anni in voga, grazie anche ai tanti giovani artisti che hanno sperimentato con successo questa tecnica che, come abbiamo visto, è passata indenne attraverso i secoli, fino ad approdare nel mondo delle più raffinate tecnologie contemporanee. L’immediatezza è la caratteristica che meglio esprime le qualità del collage, anche fotografico, in quanto l’espressione attinge a mezzi che sono per definizione di facile reperibilità, poveri, alla portata di tutti e, quindi, concettualmente democratico e da sempre connesso, come abbiamo visto, al mondo ed alle sue spinte movimentiste. Nell’attualità l’arte del collage trova miglior espressione nel collettivo, dove è possibile fare rete superando così confini geografici ma, anche, confrontarsi e dare visibilità agli esordienti. I foto-collage che vi propongo sono espressione di autrici che hanno trovato in questa tecnica una più ampia possibilità di linguaggio, attingendo non solo all’immagine fotografica ma anche a rappresentazioni iconiche dell’arte, a materiali diversi fino all’uso del colore. La varietà che trovate in queste immagini conferma l’ampia possibilità creativa, l’attualità concettuale e di lessico che questa tecnica, venuta da così lontano, ci regala.
Bibliografia: “una poetica del frammento – collage” di Matteo Bianchi e Véronique Mauron Ed. pagine’Arte.
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