IL DEDALO di Enrica 2012
Con la narrazione fotografica “una storia” può diventare “la storia”.
Le foto di famiglia hanno come merito il mantenere integra la memoria, “il ricordo personale” diventa così “il ricordo di tutti”, perchè non subisce l’alterazione del passare del tempo.
Queste fotografie mi hanno accompagnato per tutti gli anni della vita, regalandomi l’opportunità di vedere ciò che ha preceduto la mia nascita.
Questa idea del “tempo raffigurato” mi ha sempre incuriosito e suggestionato; l’amore per la mia famiglia mi ha spinto a pensare un modo per raccontarla, utilizzando come medium le stesse immagini fotografiche.
Ne è nato così questo portfolio intitolato “Il Dedalo di Enrica”.
Enrica è mia madre, raccontata dall’età di un anno fino al compimento del primo anno della mia vita, sua unica figlia.
Nell’attività di progettazione di questo portfolio ho dovuto, a un certo punto, affrontare un elemento determinate, il tempo e gli avvenimenti storici in esso contenuti.
Ed ecco che la “storia di Enrica” si è trasformata, grazie alle immagini e al loro potere evocativo, nella “storia”, quella di un intero paese che nel periodo tra il 1925 e il 1945 ha subito le angherie del ventennio fascista e di una guerra che diventerà mondiale.
L’antifascismo di mio nonno portò la famiglia, prima verso una Francia culturalmente più aperta e tollerante, poi verso le colonie dell’Africa Orientale, per ritornare infine in Italia, all’inizio della guerra, come profughi, rimpatriati su navi della Croce Rossa.
E’ così che la narrazione fotografica si trasforma in documento, a testimonianza di un evento storico sconosciuto ai più ma che, nella follia della logica di belligeranza, è stato causa di morte tra civili inermi, in maggioranza bambini, morti a causa delle epidemie scoppiate nei campi di concentramento organizzati dall’esercito inglese, intervenuto a difendere la popolazione autoctona, colonizzata dagli eserciti di Mussolini. Quella che segue è la storia di tutte le famiglie scampate, la vita che torna normale e porta gioia e speranza, anche attraverso la nascita di una figlia.
La metafora è la più semplice, la “vita” vince su tutto, sempre.